Come scegliere il preamplificatore per un impianto ad alta fedeltà
I preamplificatori sono un componente essenziale per ottenere la pulizia del segnale e un maggiore controllo. Scopriamone tutte le caratteristiche.
Nella realizzazione di un impianto audio ad alta fedeltà, come sanno i più esperti, un preamplificatore può essere un ottimo investimento nell’economia della qualità sonora. In questo articolo, quindi, cercheremo di individuare le ragioni che possono determinare l’acquisto di un pre-amplificatore, quali sono i tipi di preamplificatore disponibili e come inserirli nel proprio impianto Hi-Fi.
Il preamplificatore: come scegliere quello giusto
Come abbiamo già scritto nell’articolo su Come costruire un impianto Hi-Fi, il preamplificatore è il dispositivo che si occupa di intercettare il segnale audio fra la sorgente e i diffusori, prima dell’amplificatore di potenza. Esso, in poche parole, effettua una piccola amplificazione del segnale audio, prima che questo venga indirizzato nell’amplificatore vero e proprio, e permette di effettuare alcune regolazioni. Fosse solo per questo, però, il pre-amplificatore forse potrebbe apparire come non necessario. Invece, come vedremo, i preamplificatori estendono le potenzialità di un impianto Hi-Fi. Vediamolo nel dettaglio.
Perché inserire il preamplificatore in un impianto Hi-Fi
Come abbiamo visto, un preamplificatore ha apparentemente un ruolo marginale. Anche perché, sempre più spesso, gli stessi amplificatori, oltre allo stadio finale di potenza, hanno una sezione che si occupa della preamplificazione. Questo, in una visione semplicistica della questione, ha portato a concentrare l’attenzione su fattori secondari, come, per esempio, la potenza nominale dell’amplificatore.
Al di là dei fanatismi, il primo motivo per cui si può valutare la possibilità di inserire un pre amplificatore all’interno del proprio impianto è la qualità della progettazione del dispositivo. La specializzazione di questa componente, unita all’utilizzo di componentistica di qualità mediamente migliore rispetto a un integrato, permette di ottenere una qualità sonora sicuramente migliore. Un esempio pratico si può avere testando il livello di rumore di fondo: tendenzialmente, nei preamplificatori di buona qualità questo disturbo è appena percettibile o, addirittura, assente.
Fin qui, comunque, si tratta di vantaggi soggettivi. Dal punto di vista pratico, invece, la prima questione riguarda la possibilità di avere maggior controllo sul segnale. I pre amplificatori, infatti, hanno spesso una serie di controlli che vanno dal guadagno - ossia, in maniera prosaica, il volume di ascolto - ai controlli di tono: alti, bassi ed equalizzazione. Questo consente, quindi, di effettuare una regolazione più efficace del segnale, andando a ricercare le condizioni migliori per ciascun tipo di ascolto.
La seconda questione, invece, riguarda il numero di ingressi che il preamplificatore offre per collegare diverse sorgenti. Questo evita, quindi, la scomodità di dover scollegare e collegare la sorgente ogni volta che si cambia supporto di riproduzione. Un selettore degli ingressi consentirà di scegliere, di volta in volta, la sorgente prescelta regalando una fruizione molto più “comoda” della propria musica. Non solo, però. Il pre amplificatore, molto spesso, è dotato anche di uno specifico ingresso per l’amplificazione delle cuffie: una sezione specifica, appositamente pensata per pilotare i piccoli driver di cui è dotata una cuffia.
Quali tipologie di preamplificatori esistono
In commercio esistono diverse tipologie di preamplificatori, che sfruttano differenti tecnologie per ottenere l’amplificazione del segnale. In generale, una prima suddivisione sussiste fra i preamplificatori multicanale e i preamplificatori stereo.
- preamplificatore valvolare: questo genere di preamplificatori utilizza, per l’appunto, una o più valvole termoioniche per amplificare il segnale che riceve dalla sorgente; tendenzialmente, questo tipo di amplificatori garantiscono un suono più caldo;
- preamplificatori a transistor: essi, talvolta chiamati anche preamplificatori digitali, utilizzano componenti a stato solido, i transistor, per amplificare il segnale audio;
- preamplificatori phono: sono preamplificatori appositamente pensati per collegare all’amplificatore finale quei giradischi che sono provvisti solamente dell’uscita phono; non tutti gli amplificatori, infatti, hanno questo apposito ingresso, che è capace di captare il segnale di pochi millivolt emesso da un giradischi; inoltre, l'equalizzazione dei dischi in vinile avviene secondo la curva standard denominata RIAA, che potrebbe non essere correttamente decodificata da amplificatori sprovvisti dell’ingresso phono.
Esistono comunque innumerevoli classificazioni per catalogare i preamplificatori, secondo numerosi fattori.
Come scegliere il preamplificatore adatto al proprio impianto
La scelta del preamplificatore deve avvenire in modo consapevole. Essenzialmente, due sono le cose da sapere:
- l’impedenza di ingresso dell’amplificatore finale di potenza;
- la sensibilità di ingresso dell’amplificatore finale di potenza.
Questi due dati, solitamente riportati nella scheda tecnica dell’amplificatore, non diranno solamente di che tipo di preamplificatore si ha bisogno, ma anche se c’è davvero l’esigenza del preamplificatore. Un altro fattore da valutare è l’utilizzo che si intende fare del preamplificatore, in particolare per quanto riguarda il numero di ingressi di cui si abbisogna, che dipende dal numero di sorgenti, e il numero di uscite necessarie.
Si tratta, in alcuni casi, di considerazioni molto semplici, dettate dal buon senso. Per molte altre questioni, invece, è spesso necessario un supporto tecnico qualificato. Per questo, lo staff di SoloMusicaOnline è a disposizione di quanti desiderano costruire un vero impianto ad alta fedeltà.